Chi ha contratto mutui a tasso variabile nel secolo scorso rileverà che i riferimenti alla variabilità riguardano indici ormai in disuso nel settore dei mutui, talvolta perfino inesistenti oggi.
Per molti anni ci si è agganciati al Rendistato, ovvero il rendimento dei titoli emessi dallo Stato. I mutui a privati che lo utilizzavano sono però molto vecchi e dovrebbero risultare ormai tutti estinti.
Poi ha preso forma il Prime Rate ABI, ovvero il costo praticato dalle banche ai clienti migliori, rilevato dall'ABI (Associazione Bancaria Italiana), elemento tuttora reperibile.
Chi ha un mutuo legato al Prime Rate soffre un po' perché si tratta di una rilevazione degli scambi tra banca e cliente ed è quindi più elevata rispetto alle transazioni tra banca e banca, come quelle assunte dall'Euribor.
Vita molto migliore per chi si è trovato agganciato al TUS (Tasso Ufficiale di Sconto). Con il passaggio all'Euro il TUS ha cessato di esistere come tasso nazionale, ma è stato sostituito dal Tasso BCE (Banca Centrale Europea) che permane su livelli bassi e si dimostra sempre piuttosto pigro quando i mercati reagiscono verso l'alto.
Verso la fine degli anni '90 le banche hanno cominciato ad utilizzare il Ribor. Si trattava del tasso applicato agli scambi finanziari tra le banche italiane. L'affidabilità del Ribor come riferimento ha fatto in modo che venisse mantenuto anche dopo l'avvento dell'Euro.
Riguardando oggi gli scambi europei l'indice è stato ribattezzato Euribor e rappresenta attualmente il riferimento usato da quasi tutte le banche italiane per la determinazione del saggio di interesse dei mutui a tasso variabile.
Chi ha stipulato un mutuo agganciato al Ribor utilizza oggi, per la determinazione del tasso, il corrispondente Euribor.