Situazione Tassi Marzo 2023
Non si arresta il rialzo dei tassi sui mutui che, in poco più di un anno, per alcune tipologie e
durate si sono portati a ridosso del 4%. Un balzo significativo rispetto al costo medio
dell’1-1,5% del 2021, il periodo con i tassi di interesse ai minimi storici protrattosi fino a
inizio 2022. Lo ha reso noto proprio nei giorni scorsi Banca d’Italia, sottolineando che si
tratta del livello più alto degli ultimi 10 anni, ma tuttavia ancora molto lontano dai massimi
del 2008-09 quando i mutui a tasso fisso superavano anche il 6%. Ricordiamo che i minimi
del 2021 furono toccati a seguito dei ripetuti tagli dei tassi da parte delle banche centrali
per contrastare gli effetti della pandemia. Irs ed Euribor, i parametri di riferimento cui sono
legati i mutui rispettivamente a tasso fisso e a tasso variabile, scesero quindi moltissimo,
portandosi addirittura in negativo in alcuni casi. Il brusco rialzo dei tassi di interesse degli
ultimi 14-15 mesi ha comportato un forte aumento della rata, ma in realtà si tratta di un
ritorno verso la media di lungo periodo. In cifre la maggiorazione della rata è dell'ordine di
100-200 euro al mese. Secondo i calcoli del Codacons, a settembre 2021, prima della scia
di rialzi varata dalla Bce, per un mutuo a tasso variabile da 150 mila euro della durata di
30 anni il migliore Taeg (Tasso annuo effettivo globale), cioè l’offerta più conveniente
disponibile sul mercato era dello 0,48% corrispondente a una rata mensile pari a 442 euro,
mentre sul tasso fisso il miglior Taeg era dell’1,04%, con una rata mensile di 481 euro.
Oggi, per la stessa tipologia di finanziamento, la migliore offerta sul mercato prevede un
Taeg del 3,16% e una rata di 627 euro sul variabile, e per il tasso fisso Taeg a 3,15% e
rata da 631 euro, ovvero 185 euro e 150 euro in più al mese rispetto al 2021.
Va peggio a chi ha acceso un mutuo a 20 anni: al momento infatti i tassi a lunghissimo
termine sono un po’ più bassi rispetto a quelli di durata inferiore. Risultato: per il tasso
variabile il Taeg passa dallo 0,39% del settembre 2021 al 3,62% rispetto appunto al 3,16%
a 30 anni, mentre per il tasso fisso si passa da un Taeg dello 0,86% al 3,80% contro il
3,15% a 30 anni.
Purtroppo la serie di rialzi dei tassi non è ancora finita: dietro l'angolo, cioè giovedì
prossimo, è previsto il meeting della Bce che, come ampiamente anticipato, rialzerà il
tasso ufficiale di mezzo punto: in parte l'aumento è già nei prezzi, nel senso che
all'indomani dell'annuncio ufficiale si assisterà probabilmente a un aumento inferiore allo
0,50%, ma qualche rincaro comunque ci sarà. Inoltre, il rialzo dei tassi non è ancora finito:
lo conferma la Bce e lo preannunciano i future sull'Euribor 3 mesi che proiettano il Tan dei
mutui (Tasso annuo nominale) al 5,04% a giugno e al 5,24% a dicembre rispetto al 3,90%
odierno.
A mutare un po’ le prospettive potrebbe essere in questo momento la crisi finanziaria che
ha messo in difficoltà alcune banche americane. La Federal Reserve, cioè la banca
centrale Usa, ne ha già annunciato il salvataggio, e questo forse potrebbe indurla a rialzi
dei tassi meno aggressivi nei prossimi mesi. Per il momento tuttavia le quotazioni
giornaliere di Irs ed Euribor segnalano ulteriori rialzi.
In attesa di tempi migliori, cosa possono fare i mutuatari per limitare i danni? Per chi ha un
mutuo a tasso variabile, l’unico modo per fermare l’incremento della rata è passare al
tasso fisso: non avrà un risparmio immediato, anzi è possibile che si trovi a pagare
qualcosa in più, ma la bloccherà per sempre. Inoltre, se i tassi prima o poi dovessero
scendere, ha sempre la possibilità di surrogare il mutuo con un altro a condizioni migliori.
Esistono tuttavia anche altre possibilità. Chi ha già un mutuo a tasso fisso, per ridurre la
rata può rimborsare anticipatamente una piccola quota di capitale invece che lasciarla sul
conto corrente, tagliando così la quota interessi. Una misura a costo zero è quella invece
di allungare la durata del mutuo. A questo proposito, per i nuovi mutuatari specie se
giovani, stanno tornando di moda i mutui a lunghissimo termine, anche 35 e 40 anni, che
consentono appunto di ridurre la rata grazie anche al fatto che, come accennato, i tassi a
30 anni e più oggi sono inferiori di quelli a 20 anni. E’ vero che a scadenza si pagano più
interessi, ma i mutui extra lunghi permettono di comprare subito casa, risparmiando il
costo dell’affitto e bloccando il prezzo d’acquisto. Molti temono che crescita economica più
tenue e mutui più cari possano a breve far scendere i prezzi degli immobili, ma con
l’inflazione al 10% è improbabile, specie nelle grandi città.