Una delle esigenze più comuni nell'accesso al mutuo è la firma di un fideiussore, chiamato comunemente "garante".
Egli "garantirà" alla banca la sua disponibilità ad anticipare i pagamenti del debitore principale che si trovasse in difficoltà economiche.
Così il garante può trasformare una domanda di mutuo zoppicante in una pratica gradita alle banche, sempre assetate di garanzie.
Certo un garante non vale l'altro. Mentre uno può stravolgere le conclusioni dell'istituto di credito, altri risulteranno del tutto ininfluenti. Prima di chiedere favori a qualcuno bisognerà perciò valutare se il suo aiuto potrebbe risultare effettivamente utile.
Ecco dunque i criteri che determineranno il peso del garante nelle considerazioni della banca.
La prima domanda che la banca si pone è: in caso di necessità il garante avrà un reddito sufficiente a fare veramente quello che promette?
Per stabilirlo valuterà l'entità delle sue entrate al netto delle spese per il mantenimento della famiglia e del rimborso di eventuali debiti.
Il garante ideale dovrebbe essere in grado di pagare autonomamente la rata del mutuo che garantisce. Questa esosa pretesa può tuttavia venire ridotta quando la pratica di mutuo non deve essere completamente puntellata ma richiede solo un'aggiustatina.
L'altra considerazione sul reddito riguarderà la sua stabilità. Sempre molto graditi i dipendenti e i liberi professionisti. Meno apprezzati i lavoratori autonomi, salvo non siano molto affermati e danarosi.
Qualche dubbio sui redditi di pensione modesti, considerati poco "aggredibili" in caso di difficoltà.
Un secondo elemento qualificante del garante è il suo patrimonio, specialmente quello immobiliare.
Le proprietà sono viste molto favorevolmente, soprattutto quando si tratta di beni complementari alla prima casa.
Tuttavia un garante con diversi immobili e nessun reddito potrebbe essere giudicato meno interessante di un altro che sebbene nullatenente disponesse di entrate consistenti e certe.
L'obiettivo che la banca ricerca col garante è infatti quello di ottenere in fretta il pagamento delle rate, nel caso in cui il debitore principale non riuscisse a farvi fronte.
In questo senso il soggetto che dispone di un buon reddito sarebbe meglio in grado di intervenire tempestivamente per sanare la situazione.
Il fideiussore che avesse già prestato la propria garanzia ad altri vedrebbe assottigliarsi la propria utilità al fine di nuovi interventi.
Purtroppo le banche assumono il rischio del finanziamento ipotizzando, spesso in modo assurdo, la peggior situazione che si possa verificare.
Se dunque un genitore ha già prestato la propria garanzia per il mutuo di due figli, difficilmente potrà essere considerato ai fini di un terzo mutuo.
Ciò perché la banca considererà l'ipotesi che i tre mutui possano andare tutti contemporaneamente male.
La garanzia concessa più frequentemente è quella dei genitori. Al riguardo andrà però valutata l'età che essi avranno alla fine del mutuo.
Per ragioni puramente statistiche è considerata poco utile la fideiussione prestata da soggetti che supereranno i 75 anni alla fine dell'ammortamento. Appena accettabile e apprezzata solo da alcune banche quella di chi rientrerà negli 85 anni.
Oltre tale età l'effetto della garanzia è considerato pressoché ininfluente.