La cessione del quinto dello stipendio consiste in una particolare tipologia di prestito personale il quale viene estinto attraverso la cessione di una parte del proprio stipendio o della propria pensione.
Vediamo di seguito chi può richiederla, a quale importo e quanto può durare.
La cessione del quinto, come previsto dal D.P.R. 180/1950 e dal relativo regolamento attuativo 895/1950, consente di richiedere un prestito versando a titolo di rimborso parte del proprio stipendio o della propria pensione a seconda del caso specifico: l’importo che si può corrispondere come risarcimento non può superare ⅕ (ovvero il 20%) dello stipendio netto mensile o della pensione.
Si tratta di una forma di credito non finalizzata per cui chi lo richiede non sarà tenuto a specificare come spenderà i soldi.
Di solito la durata minima della cessione è pari a 2 anni mentre quella massima consentita ammonta a 10: ad ogni modo, essa non può eccedere il termine del rapporto di lavoro o del pensionamento a eccezione dei dipendenti pubblici/statali ai quali è invece consentito l’eventuale trasferimento del finanziamento sulla pensione.
Nel caso di cessione di un quinto della pensione è consentito cedere una sola quota della somma percepita mensilmente; diverso è invece per la cessione dello stipendio che può essere raddoppiata.
In questo caso si parlerà di doppio quinto, concetto legato al prestito con delega, una formula di finanziamento a tasso fisso da associare alla cessione del quinto che permette al richiedente, a fronte di una trattenuta di ⅖ del proprio stipendio, di ottenere ulteriore liquidità.
In questo caso il datore sarà libero di aderire o meno alla delegazione del pagamento mentre dovrà obbligatoriamente acconsentire alla cessione del quinto previa approvazione attraverso l'atto di benestare, documento necessario per erogare il finanziamento.
Ai pensionati non è consentito richiedere questa tipologia di prestito.
Inoltre, il finanziamento può essere rinnovato a fronte di queste condizioni:
Dal momento in cui la legge prevede che al momento della stipula del contratto con la società finanziaria venga siglata anche un’assicurazione sui rischi di impiego e vita, i costi per questa tipologia di prestito possono essere maggiori rispetto ad altre.
Tra le spese da sostenere bisogna considerare:
Inoltre, il costo di alcune spese e commissioni è fisso mentre la somma erogata, l’andamento dei tassi di interesse, le spese assicurative e quelle per il pagamento delle rate variano a seconda del caso specifico: ad ogni modo, dal momento in cui la cessione consiste in un finanziamento a tutti gli effetti, tali costi rimarranno invariati rispetto a quanto stipulato.
Stando a quanto previsto dall’ultima versione del summenzionato D.P.R. 180/1950, possono usufruire di questa formula tutti i lavoratori dipendenti, sia di aziende private che statali: nel primo caso, chi finanzia il prestito si riserva il diritto di valutare le dovute garanzie per verificare che l’azienda sia in linea con i pagamenti.
Inoltre, ad oggi anche i pensionati possono accedere alla cessione del quinto: in questo caso la scadenza per usufruirne è fissata al novantesimo anno di età anche se le compagnie di assicurazione tendono ad anticipare questo limite agli 85 anni.
Dall’altra parte, invece, ci sono alcuni gruppi bancari che prolungano la scadenza fino ai 95 anni ricorrendo alle garanzie del fondo previdenziale INPDAP.
Per quanto riguarda, invece, i soggetti autorizzati ad erogare il prestito essi sono l’istituto nazionale delle assicurazioni, gli istituti di credito, le società di assicurazione, le casse di risparmio, gli istituti e le società esercenti il credito.
Inoltre, il D.Lgs 385/1993 (Testo unico bancario) stabilisce che gli unici abilitati a erogare qualsiasi tipologia di finanziamento sono banche e intermediari finanziari.
Per poter beneficiare della cessione del quinto sono richiesti determinati requisiti.
In particolare, nel caso di dipendenti sarà necessario:
Diversamente, nel caso si sia pensionati:
Nel caso in cui il richiedente intenda recedere dal contratto egli dovrà inviarne comunicazione al finanziatore entro 14 giorni dalla data di firma senza dover obbligatoriamente fornire una valida motivazione: se nel frattempo egli ha già ricevuto una parte del finanziamento dovrà restituirla entro 30 giorni dalla data di comunicazione del recesso.
Inoltre, se si estingue anticipatamente il prestito si ha diritto alla restituzione della quota di assicurazione non goduta e di una serie di commissioni e oneri.
Infine, se previsto dal contratto può essere applicata una penale.
Nonostante la cessione del quinto rimanga una delle tipologie di prestito più diffuse in Italia, dal momento in cui le richieste di garanzia per ottenere il finanziamento sono minime, sia nel caso di lavoratori sia nel caso di pensionati esistono alcuni casi in cui la richiesta di cessione del quinto può essere rifiutata sia per mancate caratteristiche dei richiedenti che delle aziende.
Analizziamo le singole casistiche.
La cessione del quinto sullo stipendio viene rifiutata quando il richiedente:
La cessione del quinto sullo stipendio può essere negata anche nel caso in cui il richiedente lavori presso un’azienda la quale:
Allo stesso modo, la richiesta di cessione del quinto può essere rifiutata anche sulla pensione per le seguenti motivazioni: