Quando si stipula un mutuo casa, una delle decisioni principali da prendere è quella del tasso d’interesse: fisso o variabile? Una scelta importante, da valutare in base al contesto economico-finanziario generale, ma anche a seconda della propria situazione personale.
Vediamo come funziona il mutuo a tasso fisso e quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questa soluzione.
Il mutuo a tasso fisso è un finanziamento che prevede un tasso d’interesse invariabile per tutta la durata del piano di ammortamento, ovvero fino alla completa estinzione del debito.
Nella larga maggioranza dei casi questo tipo di prestito si basa su una rata mensile costante, a meno, come vedremo, non si preferiscano rate crescenti o decrescenti.
In ogni caso, comunque, con il mutuo a tasso fisso è possibile conoscere fin dall’inizio sia il costo totale del prestito sia l’ammontare delle singole rate, con la certezza che queste cifre, una volta stabilite, non varieranno.
Il tasso di interesse applicato al mutuo a tasso fisso, ovvero il tasso nominale,è dato dalla somma tra l’indice di riferimento per questo tipo di prestito, ovvero l’Irs (o Eurirs), e lo spread, cioè la maggiorazione applicata dalla banca come suo margine di guadagno.
Una volta stabilito il loro valore in sede di contratto di mutuo, entrambi resteranno invariati fino alla fine del mutuo, quindi anche il tasso d’interesse rimarrà fisso.
Se lo spread viene stabilito dal singolo istituto bancario, l’Irs viene invece determinato quotidianamente dalla Federazione bancaria europea, in base alle attese dei mercati finanziari.
Non esiste un unico tasso Irs, ma va scelto quello relativo alla lunghezza del singolo mutuo casa: per un finanziamento di 5 anni, la banca considererà l'Irs 5 anni, per un finanziamento di 20 anni l’Irs 20 anni. Esistono Irs per tutte le durate principali, da 1 a 50 anni.
Riepilogando, quindi, un mutuo che dura 15 anni avrà un tasso d’interesse composto da Irs 15 anni + spread, mentre uno che dura 30 anni avrà un tasso composto da Irs 30 anni + spread, e così via.
Oltre al tasso d’interesse, va scelto il tipo di rata mensile, che può essere costante, crescente o decrescente.
Ogni rata formata è sempre da una quota capitale e da una quota interessi, in proporzione variabile a seconda dei casi, ma è importante ribadire che tutti gli importi vengono definiti fin dall’inizio del mutuo.
La rata costante è di gran lunga la più diffusa, secondo il piano di ammortamento “alla francese”: nel caso di un mutuo a tasso fisso e rata costante la somma da restituire alla banca viene divisa in importi mensili tutti uguali, con la quota capitale che cresce progressivamente, mentre la quota interessi diminuisce di conseguenza.
La rata decrescente, o “all’italiana”, è invece data da una quota capitale costante e da una quota interessi che diminuisce al passare del tempo.
La rata crescente, infine, prevede un importo in aumento sulla base di scadenze stabilite per contratto.
Il mutuo a tasso fisso è la soluzione ideale per chi ama pianificare le proprie uscite economiche, senza dover pensare all’andamento dei mercati finanziari.
Stabilendo fin dall’inizio l’importo delle rate mensili, che in genere non devono essere superiori a un terzo degli introiti familiari, si ha il vantaggio di vivere serenamente per tutta la durata del mutuo, mettendosi al riparo da eventuali rialzi dei tassi d’interesse.
Lo svantaggio, però, è quello di non poter approfittare nemmeno dei possibili ribassi: se infatti nel corso del tempo i tassi d’interesse dovessero scendere, anziché salire, il mutuo a tasso fisso non permetterebbe di approfittarne, godendo di un abbassamento della rata da pagare.
Il grande dubbio, quando si accende un mutuo, è quindi la scelta tra tasso fisso e variabile. Quali sono le differenze?
Il mutuo a tasso variabile è un prestito il cui tasso d’interesse può subire variazioni per tutte la durata del finanziamento in base alle oscillazioni del parametro di riferimento, che può essere l’Euribor oppure il tasso Bce: se il tasso sale la rata del mutuo aumenta, viceversa se il tasso diminuisce la rata fa altrettanto.
Normalmente il costo di un mutuo a tasso variabile è inferiore rispetto a quello del tasso fisso, ma il rischio che si corre è maggiore e il risparmio iniziale potrebbe essere solo apparente, nel caso di un considerevole aumento della rata.
Quando conviene il mutuo a tasso fisso e quando quello variabile? Non esiste una risposta valida in assoluto, ma si tratta di individuare la soluzione più vantaggiosa a seconda delle singole esigenze. I fattori da considerare per la scelta sono numerosi, dallo scenario politico-economico generale alla situazione reddituale del mutuatario, fino alla sua propensione al rischio.
In generale, è utile ribadire l’indicazione per cui il tasso fisso è consigliabile a chi desidera una maggiore tranquillità economico-finanziaria, mentre il tasso variabile è più adatto a chi può permettersi una certa flessibilità e prevede un futuro miglioramento delle proprie finanze, in modo da assorbire senza problemi l’eventuale aumento della rata.
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